20-04-2016

Fondo Atlante e Sofferenze Bancarie

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Nell’ultima settimana il tema che ha tenuto banco sulla stampa nazionale è stato senza dubbio il referendum di domenica, quello sulle trivelle per intendersi, tuttavia si è in parte discusso anche di un secondo argomento, il Fondo Atlante, e visto che magari a causa della propaganda elettorale potrebbe essere passato sottotraccia, oggi, a seggi chiusi, proviamo a far due parole a riguardo.

Atlante è un fondo d’investimento lanciato da Quaestio, società di gestione indipendente specializzata in clientela istituzionale, atta a favorire gli aumenti di capitale richiesti dalle attività di vigilanza alle banche e la gestione delle sofferenze.

Le sofferenze bancarie sono crediti bancari la cui riscossione non è certa poiché i debitori sono in stato d’insolvenza o in condizioni equiparabili e sono la categoria più delicata tra i crediti deteriorati (o non performing loans). A differenza degli incagli che si suppongono recuperabili in un congruo periodo di tempo, i crediti in sofferenza difficilmente saranno ripagati e per questo necessitano di una pesante svalutazione.

Ovviamente l’Italia si trova alla prime posizioni per numero di sofferenze, con circa 200 miliardi. Sebbene al netto della svalutazione la cifra scenda ad 88, e la svalutazione preventiva in Italia sia decisamente più sostanziosa che in altri paesi europei.

Tramite un sistema di cartolarizzazione, accorpamento e ridistribuzione del rischio di credito di diversi strumenti finanziari, il fondo dovrebbe far leva sulla tranche senior (quelle più sicure) per le quali vi è interesse sul mercato e investire poi nel recupero delle tranche junior (quelle più rischiose). Il tutto agevolato dal Governo che dovrebbe introdurre delle norme di accompagnamento, senza quindi entrare direttamente nella questione con un aiuto pubblico che attiverebbe una nuova procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea.

Atlante sarà infatti costituito quasi interamente da risorse volontarie e private: dei 5 miliardi di cui dovrebbe consistere, 2 saranno iniettati da Unicredit e Intesa Sanpaolo, 500 milioni da altre dieci tra le maggiori banche del paese, una cifra simile dalle Fondazioni Bancarie e solo una parte minoritaria, 200-300 milioni, sostentata da Cassa Depositi e Prestiti.

L’obiettivo di supportare gli aumenti di capitale, che le autorità europee richiedono sempre più spesso più per mancanza di fiducia nel sistema bancario italiano che per reale necessità, dovrebbe essere implementato offrendo Atlante come compratore di ultima istanza qualora non vi fossero sufficienti sottoscrittori.

Oltre al prevedibile endorsement del Presidente del Consiglio Renzi e del Ministro Padoan, si unito al coro dei sostenitori di Atlante anche il Ministro dell’Economia portoghese Mario Centeno che ha detto di osservare con interesse l’esperimento italiano per valutare di riprodurlo nel proprio paese, dove la situazione sulle sofferenze non differisce di molto dalla nostra.

Al plauso del mondo politico si è però contrapposto un deciso richiamo da parte dell’agenzia di rating Fitch che ha messo in guardia rispetto al fatto che le grandi banche italiane sono troppo spesso chiamate a sostenere gli sforzi del governo per supportare la stabilità delle concorrenti più deboli e del sistema finanziario in generale. Questa situazione, che si reitererà nuovamente alla costituzione di Atlante, potrebbe indebolire in primis proprio gli istituti più grandi come Unicredit, Ubi e Intesa già chiamate a intervenire pesantemente nel recente passato.



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